9 Mag 2011
Quando Andre Braugher decise di abbandonare il cast di Homicide alla fine della sesta stagione, era convinto di poter avere una brillante carriera nel mondo cinema. In quel momento, maggio 1998, era uno degli attori più apprezzati della televisione statunitense. Vincitore proprio quell’anno di un Emmy come protagonista di una serie drammatica, era in sala in quelle stesse settimane con City of Angels, a fianco di Nicolas Cage e Meg Ryan. Purtroppo per lui, per un attore il passo apparentemente breve dal piccolo al grande schermo è in realtà molto più impegnativo di quanto non sembri, e dopo un paio d’anni di tentativi (in cui i momenti più alti sono stati dei ruoli di contorno in Duets e Frequency) è tornato in televisione con alcuni film tv e qualche apparizione speciale, venendo pian piano dimenticato anche da quel pubblico che tanto l’aveva apprezzato nei panni di Frank Pembleton. Quando però, nella primavera del 2006, FX ha mandato in onda i sei episodi di Thief, Braugher è tornato a mostrare a tutti che grande attore sia.
Ideata e cosceneggiata da Norman Morril, la miniserie sfrutta la New Orleans post-Katrina per raccontare la storia di un’organizzatissima banda di scassinatori che si ritrova suo malgrado a dover improvvisare un colpo difficilissimo ma anche molto remunerativo, mentre il capobanda – Andre Braugher, appunto – cerca un modo per guadagnarsi la fiducia della figliastra adolescente. Tutt’altro che un soggetto originale, ma sviluppato attraverso sceneggiature interessanti e ben bilanciate nella gestione di azione e sviluppo dei personaggi, capaci di mantenere alto l’interesse del telespettatore per tutto il mese e mezzo della messa in onda (in Italia la serie è stata invece trasmessa in tre serate da Sky Cinema). Il rapporto tra il protagonista e la figliastra è gestito inizialmente benissimo, e proseguito con molti ottimi dialoghi e solamente un paio di brutte scene. Ma è il modo in cui il protagonista si rapporta con tutti gli altri che colpisce, perché i tre sceneggiatori sono bravissimi a rendere credibile la lunga carriera di Nick Atwater attraverso i suoi soci e i suoi contatti. Sono meno bravi quando si tratta di gestire i nemici del suo protagonista, ma non si può avere tutto…
La prima puntata di Thief – Il professionista è diretta ottimamente da Paul McGuigan, che veniva dalle regie di Gangster N° 1 e Slevin e che dà a questo suo lavoro un’impronta stilistica molto precisa. Impronta purtroppo non seguita da John David Coles e Dean White, che hanno diretto in maniera abbastanza banale i 5 episodi successivi senza comunque rovinarne l’efficacia e arrivando a un colpo rocambolesco e divertente. Ma al di là di ogni possibile commento tecnico e artistico, Andre Braugher giganteggia su tutto e tutti, compresi i pur bravi comprimari che ha al fianco, tanto da vincere il suo secondo Emmy e rilanciare una carriera che sembrava essere arrivata a un punto morto. Prima ruoli di contorno in blockbuster cinematografici come Poseidon e I Fantastici 4 e Silver Surfer, poi l’importante ruolo dello psichiatra nella sesta stagione di House e infine un ruolo da protagonista nella bella sit-com Men of a Certain Age. Non diventerà mai una stella del grande schermo, perché il laghetto che divide cinema e televisione è in realtà un oceano, ma continuerà ad essere un gigante della tv.
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