17 Gen 2011
Cos’è successo a Sarah Connor dopo gli eventi di Terminator 2? Come ha fatto suo figlio John a sopravvivere e diventare il leader della resistenza? Il terzo film della serie ha già dato una risposta a queste domande, rivelandosi però talmente deludente da affossare quasi del tutto la saga cinematografica, ma ecco arrivare nel 2007 la prima stagione di The Sarah Connor Chronicles.
Sebbene non ci siano troppe contraddizioni esplicite tra questa nuova storia e quella de Le macchine ribelli, appare ben presto chiaro come i personaggi con cui John e Sarah Connor si trovano a interagire siano del tutto diversi, e questo, insieme a precise svolte della trama, sposta a poco a poco la storia sul piano di una nuova continuity. Questo probabilmente non avrà fatto fare i salti di gioia agli appassionati della saga cinematografica, ma ha permesso alla serie di avere una propria identità, indispensabile vista l’impossibilità di serializzare il meccanismo della caccia se focalizzato sempre sullo stesso obiettivo di John Connor. Il costante pericolo per la vita di quest’ultimo e quella di sua madre Sarah rimane comunque vitale per tutta la prima stagione, in cui più si punta sull’azione e gli effetti speciali e l’attaccamento alla storia cinematografica si fa sentire, nei contenuti come nelle scelte stilistiche.
Da questo punto vista, l’episodio pilota è il manifesto di tutto ciò, quasi un condensato in quaranta minuti della struttura nota: un cyborg dall’aspetto umano inviato dal futuro dà la caccia a John Connor, ma trova sulla sua strada un’altra macchina simile, che porta in salvo il ragazzo e innesca un adrenalinico misto di inseguimento e lotta, mentre John e sua madre Sarah cercano un modo di impedire il futuro dominio delle macchine. Tutto questo tra alcune chicche per i fan della saga cinematografica, come un accenno a Kyle Reese o l’entrata in scena di Cameron, l’unico cyborg dalla parte del bene – che pronuncia la celebre frase «Vieni con me se vuoi vivere!» – presente in tutti i capitoli della serie.
Dopo questa partenza accompagnata, la serie stenta un po’ a decollare, adagiandosi per la maggior parte del tempo sul fascino dei personaggi e facendo sentire la mancanza di una loro reale crescita, tanto che delle new entry come le figure di Cameron e quella di Derek Reese, fratello di Kyle, rubano spesso e volentieri la scena ai due protagonisti. La prima stagione ha anche la sfortuna di essere prodotta e andare in onda nell’annata dello sciopero degli sceneggiatori, venendo interrotta dopo soli nove episodi, con un finale quasi improvvisato, che lascia gli spettatori con troppe questioni irrisolte e personaggi non sviluppati. Dopo queste premesse non esaltanti, ha inizio l’annata 2008/09, quella della prova del fuoco per la serie, di cui viene ordinata una stagione completa. Gli autori affrontano questa prova in modo piuttosto incostante, alternando alcuni archi narrativi davvero felici ad altri tentativi assolutamente fallimentari e condendo il tutto con un senso di stanchezza imperdonabile per una seconda stagione.
I primi 8 episodi sono davvero avvincenti, con un’apertura che presenta il ritmo ma soprattutto i fuochi alla base di questa nuova stagione, ovvero la maturazione di John Connor da ragazzino a uomo, l’oscuro ruolo della magnate Catherine Weaver nell’avvento delle macchine e l’ambiguità del personaggio di Cameron, Terminator riprogrammato per proteggere John ma pur sempre perfetta macchina per ucciderlo. In questi episodi la serie trova la giusta marcia, l’equilibrio migliore tra azione e introspezione dei personaggi, che finalmente acquistano una loro dimensione indipendente. Tutto ciò è merito anche di un antagonista finalmente fisso, in grado di metterli sotto pressione. Questa vera e propria saga a sé stante della lotta contro Cromartie (ancora una volta, però, replica del Terminator originale) è ben scritta e sfocia in uno dei capolavori della serie, l’ottavo episodio, dove gli autori frammentano il racconto del confronto definitivo in un’affascinante molteplicità di punti di vista, rompendo così lo stampo classico del resto della serie. Questa è però una delle poche sorprese positive che la stagione riserverà per molto tempo. Da qui in poi è un susseguirsi di episodi dichiaratamente riempitivi e inconcludenti, di scarso valore e soprattutto inappropriati in una serie con una trama generale così pressante. Se davvero John Connor e sua madre sono ricercati da delle brutali macchine assassine, come possono andarsene in giro in modo così tranquillo a indagare su delle piste che puntualmente non portano a nulla?
Oltre a un deliberato infrangimento delle condizioni di partenza, la seconda stagione paga anche dei nuovi personaggi irritanti e dal ruolo quasi insensato, le cui storyline appesantiscono inutilmente la vicenda. Dopo una serie di episodi di una piattezza snervante, la stagione riprende quota nella sua parte finale, contemporaneamente all’annuncio della sua chiusura. Insoddisfatta dei risultati d’ascolto, troppo bassi per una serie ad alto budget come questa, la Fox la sposta nell’infelice spazio del venerdì sera, già ospite di altre serie “terminali”, prima di annunciare il mancato rinnovo per una terza stagione. Rimane una certa amarezza per questa decisione, perché nelle ultime puntate gli autori si decidono finalmente a far collidere le linee narrative del gruppo di John Connor e di quello di Catherine Weaver, inquietante antagonista rimasta sullo sfondo per tutta la serie, elevando finalmente la temperatura emotiva e arrivando a un finale misterioso ma valido anche come parziale chiusura della serie.
Probabilmente sarebbe stato tutto più semplice se si fosse pensato fin da subito a una stagione più breve, ma la voglia di puntare un marchio già forte in partenza ha avuto la meglio su tutto il resto. Rimane un’occasione sfruttata poco ed in modo complessivamente deludente.
voglio la terza stagioneeeeeeeeeee
Un paio di mesi fa SyFy ha acquistato i diritti della serie, ma credo che si tratti solo delle puntate già trasmesse, non della possibilità di produrne di nuove. Penso che unaa terza stagione sia altamente improbabile, anche perché ormai è passato un po’ da quando la serie è stata chiusa.