Tutta un'altra Valentina

Tutta un'altra Valentina

10 Dic 2011

In un’intervista rilasciata alla rivista specializzata Ink nella primavera del 2000, Guido Crepax commentò la serie televisiva con protagonista la sua creatura più famosa dicendo che l’aveva trovata sceneggiata bene ma vedeva pochi punti di contatto con i suoi lavori, e che Demetra Hampton non era adatta al ruolo. In effetti, nonostante i tanti rimandi più o meno diretti alle storie del fumettista milanese, la Valentina del piccolo schermo sembra proprio essere una persona diversa rispetto a quella da lui creata nel 1965, e non solo fisicamente. I suoi complimenti alle sceneggiature, però, sembrano largamente eccessivi.

Coproduzione italo-franco-spagnola sviluppata in 13 puntate di mezz’ora andate in onda su Italia 1 tra la fine del 1989 e l’inizio del 1990, la serie mette in realtà in mostra una povertà di mezzi clamorosa, cosa purtroppo comune a molte produzioni della nostra tv di quel periodo, che faceva sempre sfoggio di notevole dilettantismo e di una mancanza di consapevolezza del mezzo televisivo davvero incredibile. La rozzezza della produzione si nota soprattutto nelle terrificanti scene girate in esterni come anche nel montaggio raffazzonato (a volte a causa del cattivo materiale girato), ma le sceneggiature sono spesso ridicole, con Valentina che parla continuamente da sola per nascondere i tanti buchi di scrittura e far capire agli spettatori cose che gli autori non sarebbero altrimenti riusciti a spiegare. D’altra parte il poliedrico Gianfranco Manfredi – che proprio in questa occasione ha i primi contatti col mondo del fumetto che lo porteranno nel 1997 a creare l’apprezzato western Magico Vento – non aveva mai brillato come sceneggiatore cinematografico, e trovandosi qui a fianco dei mediocri registi Gianfranco Giagni e Giandomenico Curi difficilmente avrebbe potuto fare meglio delle storie incongruenti e pretenziose che ha finito per scrivere. Anche perché l’idea di strutturare ogni puntata come un giallo e mettere spesso  in pericolo la vita di Valentina non riesce mai a rendere appassionanti le storie come avrebbe dovuto.

I due registi cercano spesso di costruire sequenze d’effetto, perdendosi però tra scenografie poverissime e una fotografia da sceneggiato di mezzogiorno. La ricerca stilistica di Crepax e il suo innovativo montaggio della tavola restano così un lontano miraggio, ben al di là delle capacità degli autori. Autori che comunque ci provano, come detto, tra citazioni intellettualoidi e slanci poetici, creando in ogni puntata sequenze oniriche che vorrebbero essere visionarie ma possono sembrare al massimo copie sbiadite del peggior Stephen Sayadian. Le onnipresenti musiche di Fio Zanotti ci mettono poi meno di una puntata per iniziare a essere fastidiose, e anche i brani di repertorio (quasi sempre Culture Club e Art of Noise, peraltro sempre con le stesse 2-3 canzoni) risultano presto insopportabili da tanto sono ostentate. Ma in fondo, la ragione del successo dei fumetti di Crepax erano le donne, come il disegnatore milanese ben sapeva. Le donne e l’erotismo che esse sprigionavano attraverso i suoi disegni. Qui, invece, la carica erotica è praticamente assente nonostante la profusione di tette e culi, e la colpa non è solo dei due registi e dello sceneggiatore, ma anche di una Demetra Hampton che pare sempre svogliata, per nulla interessata a ciò che stava facendo. La modella di Philadelphia ha certamente il sedere giusto, ma ha un viso troppo volgare rispetto a quello dell’elegante signora Rosselli. Aveva perfettamente ragione Crepax nel dire che non era adatta al ruolo, ma in fondo questa è tutta un’altra Valentina rispetto alla sua. Una Valentina che, visto il suo totale fallimento artistico, i fan non hanno proprio voglia di ricordare.


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4 commenti

  1. Plissken /

    Non sono mai stato un grande estimatore del conturbante personaggio di Crepax; ricordo che sulle pagine di “Linus” avevo ahimè la tendenza a gustare l’ottimo tratto e la ricerca grafica del suddetto prevalentemente in relazione agli aspetti più “piccanti” inerenti Valentina, probabilmente perché trovavo avvincenti i viaggi onirici quanto De Lollis il teatro cinese. Purtroppo nonostante il sopraggiungere del senno di poi non ho più avuto modo di procurarmi le tavole del fumetto, e mi è rimasta quindi questa lacuna che non mi ha (ancora) permesso di apprezzare il lavoro di Crepax come per Pratt o Toppi ad esempio.

    Tutto ciò per dire che, nel caso dovessero sussistere dubbi, anche per chi NON conosce bene l’opera originale lo sceneggiato televisivo non è parso granché, ed i vari punti esplicati nella recensione trovano conferme perlomeno dal sottoscritto, che ha avuto modo di visionare all’epoca un paio di puntate.

    La Hampton ha un certo fascino, ma il mascellone in effetti non la rende adatta ad un ruolo così “elegante”.
    Sarebbe come fare interpretare Eva Kant dalla Mussolini…

  2. Plissken /

    P.S. Da notare come il Cassani, da gentleman, abbia immesso una foto dei punti di forza della Hampton omettendo di infierire mediante un’instantanea del viso, he he… 😀

  3. Non potevo esimermi. Tra l’altro le scene di nudo sono molte meno di quanto ricordassi, ma d’altra parte all’epoca della messa in onda avevo 17 anni…

  4. Plissken /

    Per carità Cassani, non esimerti, ci mancherebbe… 😀

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  1. Intervista a Guido Crepax - Ink on Line - [...] della serie televisiva cosa ne ha pensato? È stata sceneggiata bene, non mi è dispiaciuta, però sento pochi contatti.…

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